Il punto

Il comitato ProLife sulla conferenza a Rivafiorita: il procurato aborto è sempre un atto di violenza

In replica al convegno di domani a Rivafiorita di Possibile Marche riceviamo e pubblichiamo 

Rimango sinceramente attonito riguardo all’affermazione di Possibile Marche sul procurato aborto: “Per amore della vita: aborto accessibile,non violento”: un ossimoro! Il procurato aborto non è certamente “amoreper la vita” né per la madre, che potrà andare incontro a conseguenze fisiche e psichiche a breve o a lunga scadenza, né tantomeno per il bambino al quale viene totalmente negata la vita. Il procurato aborto èquindi sempre e comunque un atto estremamente violento.

Molte donne, che credono che il procurato aborto costituisca una liberascelta, anziché la negazione della loro stessa natura di madri, hanno sperimentato sulla loro psiche e sul loro corpo gli effetti avversi del procurato aborto: emorragie, sepsi, danni anatomici a carico dell’utero,successivi aborti spontanei e parti pretermine, malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze ectopiche, ansia e depressione,rimpianto, disturbo post-traumatico da stress, etc. Effetti avversi cui va aggiunto il drammatico incremento di cancro della mammella a causa del Link ABC cioè il rapporto causale tra Abortion e Breast Cancer.

Le energie e le risorse economiche che vengono spese per promuovere il procurato aborto, andrebbero invece sapientemente erogate per aiutare lemadri a realizzarsi come madri.

C’è qualcosa che grandemente confligge con la logica e la morale seproprio alcune donne sembrano sostenere che persone geneticamentemaschili possano insidiare prerogative e autentici diritti femminili, come si è visto in gare sportive e persino in incontri di pugilato; se procurato aborto chirurgico o chimico viene chiamato diritto e libertà.Giorgio Pardi, professore di ostetricia-ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano, insieme con Giovanbattista Candiani, fu il primo ad eseguire un’interruzione di gravidanza in Italia dopo l’introduzione della 194/1978. Era e rimaneva (illogicamente) a favore della 194/1978.

Rilasciava tuttavia questa dichiarazione: «Sono ateo, l’ho già detto? Ionon credo in Dio, non ho la grazia della fede, che vuole che le dica? Quindi scriva scriva scriva che il dottor Pardi Giorgio è ateo o, se preferisce, è un laico. E aggiunga anche che per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede. Basta l’osservazione. Quello è un bambino.

L’aborto è un omicidio. Difendo ancora la 194, ma è soprattutto nellaparte a tutela della vita che andrebbe applicata. Perché l’interruzionedi gravidanza è una ferita che non si cicatrizza».

Dott. Luciano Leone

Medico Chirurgo, specialista in Pediatria. Ancona

Comitato ProLife Insieme