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Ganasce alle auto di chi non ha da vivere. C’è anche chi non può pagare la mensa scolastica

C’era una volta il Natale con le sue favole e storie a lieto fine. Sarà la crisi globale che ha impaurito i benefattori  o inaridito le istituzioni, ma queste festività stanno regalando storie di uomini e donne che faticano ad affrontare la quotidianità tra spesa, bollette, affitti e tributi. Una sequenza non scritta a caso ma che rappresenta la priorità di chi fa i conti giornalmente con il denaro. Succede, e questa è pura cronaca, che il “sistema” non guarda in faccia a nessuno perché il codice cliente non ha un cuore. È consuetudine che chi pena ad arrivare a fine mese non paga la Tassa dei Rifiuti o l’Imu, se ha la fortuna di avere un tetto lasciato in ereditá. O addirittura i buoni pasto della mensa scolastica dei figli.

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Capita  poi che “il sistema”, fatto da uffici tributari  comunali e Ica , opera con leggi e regolamenti senza guardare in faccia a nessuno. Se hai o non hai non importa a nessuno:  avvisi, diffide e poi fermo auto sono sequenze imposte dalla legge, anche per poche centinaia di euro.

Così le storie di Natale quest’anno narrano della malata oncologica che a causa delle ganasce è costretta a passaggi di fortuna per andare in ospedale, chi ha visto fermare l’auto del 1991 o addirittura del bambino che dopo le vacanze rischia di non potersi più fermare a mensa per morosità.

Le richieste a servizi sociali,  Caritas e  associazioni di mutuo aiuto sono in forte crescita, come le difficoltà a dare risposte che, al contrario,   necessitano di tempi stretti per chi vive l’emergenza che sia spesa, bolletta o rischio sfratto. Burocrazia e regolamenti sono un freno alla solidarietà immediata e, per molti di coloro che vivono l’indigenza, le parole belle delle istituzioni a Natale diventano false attestazioni.

Oltre a contributi e aiuti che non bastano mai, per il Comune di Porto San Giorgio sarebbe tempo di pensare al baratto amministrativo. Uno strumento utile, equo e solidale per azzerare debiti e storie ai margini. A che serve accanirsi con atti, spese, interessi, diritti di riscossione verso chi vive di pensione sociale, invalidità o senza lavoro e non potrà mai sanare quelle cartelle tributarie?