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Ancora chiusure, commercio in crisi nera: abbiamo la tassa occupazione suolo più cara della zona

Il commercio tutto è in ginocchio. Dopo il settore abbigliamento e accessori che oramai da anni è sotto il martello dell’online, il vento di crisi ora spira anche per il food. Ristoranti, pizzerie e bar sono alle prese con una stagione invernale definita ai minimi storici.

“Si può mandare avanti una impresa solo con l’incasso del sabato sera?”. Una considerazione che tocca tutti gli imprenditori da nord a sud, dal centro a Porto San Giorgio vecchia e quello che più preoccupa è che la striscia di sofferenza sta toccando pizzerie e bar, ovvero quelle attività a portata di tutti.

“Durante la settimana non c’è gente in giro – dicono in coro gli operatori -, senza il passeggio non si vende la pizza al taglio, la cioccolata o l’aperitivo. Ciò che spaventa è quest’invernata sono in calo anche le colazioni al bar. Le famiglie hanno meno soldi in tasca, si risparmia dove si può. Di questo passo pian piano siamo destinati ad abbassare le saracinesche”.

Dopo la chiusura di due ristoranti (uno stellato) e tre negozi di abbigliamento,  la striscia si allunga con altre due storiche  attività del food che hanno deciso di spegnere le luci. Difficoltà a pagare affitti sempre più alle stelle,  i dipendenti che vedendo la situazione accettano dilazionamenti, le tasse e non ultima l’occupazione del suolo pubblico definita la più cara della zona.

Infatti la prima richiesta di aiuto che arriva dalla categoria è quella di un contenimento di quest’ultima. I gazebo che sono cresciuti a sproposito in città sono un vero e proprio secondo affitto e in tanti, oramai da tempo, sono sotto la mannaia dell’ente riscossore che sembra non fare sconti. Anzi tra spese, aggi  e interessi le cartelle diventano più pesanti se non pagate a scadenza. C’è chi si è trovato a pagare il doppio per una insegna pubblicitaria.

“Chiederemo all’amministrazione comunale in vista dell’approvazione del bilancio preventivo 2025 di abbassare il costo della tassa unica – dicono i commercianti – Fermo e Porto Sant’Elpidio, ad esempio,  pagano molto meno di noi.   Oggi serve una politica per il commercio che non vuol dire far pagare meno alla categoria per poi gravare sulle famiglie per far quadrare i documenti finanziari ma reperire risorse. Possibile che trovano fondi per tutti i settori e mai per sostenere il commercio con agevolazioni per giovani imprenditori come fanno altri comuni?”.

Nel mirino anche la spesa smodata per gli eventi. “Pensano  siano la risoluzione ai problemi del comparto, ma non è così -dicono -. Piazza piena e viali vuoti, palazzetto pieno e bar senza clienti, record di abbonamenti al teatro e attività che non fanno fatturato: chi amministra dovrebbe avere una visione, analizzare la produttività di un evento. I selfie con i telefonini in prospettiva è il pane del narcisismo di chi fa politica e la rabbia di chi a fine mese non sa come far quadrare i conti”.

Intanto  la Confesercenti di San Benedetto del Tronto ha lanciato una proposta: stop al rilascio delle licenze per il settore food, ci sono troppe imprese.