Tutto è partito dagli annunci web e social, i classici post sulle varie piattaforne digitali dove i titolari di seconde case promuovono il proprio immobile ai vacanzieri. Da quest’anno la normativa obbliga i proprietari alla certificazione attraverso il Codice Identificativo Nazionale, un seriale che tutela i consumatori e soprattutto mette la parola fine agli affitti a nero. Chi fa l’annuncio deve indicare il proprio CIN. Gli uomini della Guardia di Finanza non hanno fatto altro che scrollare le varie bacheche social o i siti, incrociare i dati delle forniture, fare qualche controllo catastale e poi notificare il verbale.
1600 euro di multa come prevede la legge che è entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno. Si tratta di un numero Identificativo che chi esercita gli affitti brevi è obbligato a chiedere alla Banca Dati Strutture Ricettive del Ministero del Turismo. Con questa procedura, oltre a censire la ricettività “privata”, il legislatore ha voluto mettere un freno agli annunci truffa che spesso ha rovinato le vacanze a tante famiglie che hanno versato caparre per case inesistenti. Annunci certificati e vacanze sicure sotto gli occhi del fisco.